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La differenza tra Disaster Recovery e Business Continuity
Nell’era della digitalizzazione pervasiva e dei servizi sempre-on, Disaster Recovery e Business Continuity non sono più elementi «nice to have», ma asset strategici che permettono di:
- Ridurre al minimo interruzioni e perdite di produttività
- Salvaguardare la fiducia dei clienti e la reputazione
- Rispondere in modo tempestivo a guasti, attacchi cyber o eventi critici
In questa guida 2025 analizziamo le differenze, i punti di contatto e i requisiti normativi (Direttiva NIS2 e ISO 22301:2024) per costruire un piano di continuità operativa realmente efficace.
Disaster Recovery e Business Continuity tra normative e casi reali
L’integrazione tra Disaster Recovery e Business Continuity è oggi più che mai una necessità, anche alla luce dei recenti aggiornamenti normativi. La Direttiva NIS2, recepita in Italia con il D.Lgs. 138/2024, impone a tutte le organizzazioni essenziali e importanti di garantire la resilienza operativa dei propri sistemi informatici, riducendo al minimo gli impatti derivanti da incidenti di sicurezza. In questo contesto, un piano di Business Continuity (BCP) ben strutturato, affiancato da un efficace Disaster Recovery Plan (DRP), rappresenta un requisito concreto per dimostrare la capacità dell’azienda di continuare a erogare servizi essenziali anche in caso di attacchi cyber, guasti o eventi critici.
A livello internazionale, lo standard ISO 22301:2024 definisce le linee guida per implementare un sistema di gestione della continuità operativa, richiedendo che i processi critici siano protetti e ripristinabili entro tempi accettabili (RTO e RPO). Questa norma è oggi considerata uno dei riferimenti principali per dimostrare conformità ai requisiti richiesti dalla NIS2 e rafforzare la propria posizione anche nei confronti delle compagnie assicurative o degli stakeholder.
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Integrare Business Continuity e Disaster Recovery in un sistema conforme a NIS2 e ISO 22301 significa essere pronti a rispondere, ripristinare e comunicare in modo efficace, evitando interruzioni prolungate e danni alla reputazione aziendale. È una risposta concreta alle vulnerabilità operative e un indicatore di solidità per clienti, partner e autorità di vigilanza.
Casi recenti
- Attacco ransomware in un’azienda manifatturiera
Un’azienda del settore manifatturiero, identificata come «soggetto importante» secondo la Direttiva NIS2, ha visto il proprio ERP criptato da un attacco ransomware, fermando produzione e logistica. Grazie a un Disaster Recovery Plan sottoposto a test regolari con backup immutabili e procedure di failover automatico, il team IT ha ripristinato i server essenziali in meno di due ore, rispettando gli obiettivi di RTO e RPO. Contemporaneamente, il Business Continuity Plan ha attivato il protocollo di comunicazione d’emergenza, informando tempestivamente fornitori e clienti e soddisfacendo i tempi di notifica imposti dalla normativa.
Fonte: https://www.enisa.europa.eu/publications/enisa-threat-landscape-2024 - Continuità operativa durante un’alluvione
In una zona a rischio alluvioni, una società di logistica ha attivato il Business Continuity Plan non appena l’acqua ha invaso gli uffici principali. Grazie a sedi alternative già allestite e al lavoro in smart working, il contact center ha ripreso le operazioni da un hub secondario in meno di un’ora, mantenendo attivi i servizi di assistenza clienti e spedizione. Questo approccio, basato sui principi di NIS2 e sulle best practice di ISO 22301, ha trasformato una situazione critica in un’opportunità per consolidare la fiducia nel brand.
Fonte: https://www.fema.gov/emergency-managers/national-preparedness/continuity/documents
Che cos’è la Business Continuity
Per Business Continuity si intende quel processo atto a individuare le potenziali minacce alle quali è esposta una data organizzazione e a definire le procedure necessarie per assicurare la resilienza della struttura a seguito del verificarsi di situazioni avverse, per porre al sicuro l’operatività, la capacità produttiva e gli interessi dell’azienda.
Lo scopo della business continuity è fare in modo che, in caso di problemi o incidenti, l’azienda possa continuare a erogare i propri servizi e a svolgere le proprie attività normalmente o, quanto meno, con una riduzione minima e controllata.
In particolare, un piano di Business Continuity identifica le procedure da seguire:
- A livello strategico, individuando i processi per la gestione tempestiva di possibili eventi futuri che potrebbero minacciare la sopravvivenza dell’impresa.
- A livello tattico, ossia come coordinare le azioni e i responsabili coinvolti in tali attività con lo scopo di garantire la continuità operativa.
- A livello operativo, dettagliando tutti i passaggi da seguire in caso di emergenza.
Tutto questo è reso possibile grazie all’individuazione di quello che viene definito il Recovery Business Plan, un vero e proprio manuale di minacce e soluzioni per la prevenzione dei rischi e la definizione degli interventi da attuare in caso di eventi avversi, di cui abbiamo parlato qui.
Business Impact Analysis (BIA)
Un aspetto cruciale nella gestione della Business Continuity è l’esecuzione della Business Impact Analysis (BIA). La BIA è una metodologia fondamentale per identificare le funzioni aziendali critiche e valutare l’impatto potenziale di interruzioni operative, come guasti tecnologici, attacchi informatici o disastri naturali. Questo processo non solo consente di determinare quali attività devono essere ripristinate con priorità, ma aiuta anche a stabilire i tempi massimi di interruzione accettabili (RTO – Recovery Time Objective) e i livelli minimi di operatività richiesti (RPO – Recovery Point Objective).
La Business Impact Analysis fornisce una base solida per sviluppare strategie efficaci di Disaster Recovery e Business Continuity, assicurando che ogni rischio identificato sia affrontato con soluzioni appropriate. Ad esempio, una BIA ben condotta potrebbe rivelare che un’interruzione prolungata del sistema ERP (Enterprise Resource Planning) di un’azienda manifatturiera avrebbe conseguenze finanziarie significative, richiedendo così l’implementazione di un sistema di backup ad alta disponibilità.
Oltre alla pianificazione, è essenziale effettuare test regolari dei piani di ripristino per verificarne l’efficacia. Simulazioni di scenari reali, come blackout energetici o attacchi ransomware, aiutano le aziende a individuare eventuali lacune e a migliorare le procedure di risposta. Inoltre, l’aggiornamento continuo della BIA è fondamentale, poiché il panorama delle minacce e le esigenze aziendali cambiano costantemente.
Un altro elemento chiave della BIA è il coinvolgimento di tutte le parti interessate, inclusi i dipartimenti IT, la gestione operativa e i vertici aziendali. Questo approccio collaborativo garantisce una comprensione condivisa dei rischi e delle priorità, aumentando la probabilità di successo delle strategie di Disaster Recovery e Business Continuity. Infine, le aziende che adottano una BIA dettagliata e ben strutturata possono non solo proteggere i propri asset più importanti, ma anche migliorare la propria resilienza, riducendo al minimo i tempi di inattività e le perdite finanziarie.
Che cos’è il Disaster Recovery
Per Disaster Recovery si intende invece il processo che rende possibile recuperare i dati in caso di disastro. In informatica, e in particolare nell’ambito della cyber security, è l’insieme delle azioni, delle strategie e delle misure tecnologiche atte al ripristino di sistemi, dati e infrastrutture, che sono state intaccate a seguito di un’emergenza o di una catastrofe.
Attraverso il Disaster Recovery Plan, non si definiscono soltanto i possibili disastri e le criticità che possono interessare i sistemi, ma si identificano anche le modalità per risolvere gli eventuali danni e individuare quali tra i sistemi e le applicazioni aziendali sono vitali alla salvaguardia dell’operatività aziendale.
L’obiettivo del DRP è dunque quello di definire tutte le modalità di risposta efficaci a rispondere ai danni provocati da un disastro o da un’emergenza, in modo tale da minimizzarne gli effetti negativi sul business.
Sintetizzando quindi, possiamo dire che una strategia di Disaster Recovery serve a:
- Ridurre al minimo l’interruzione dell’operatività
- Limitare il danno e il suo impatto economico sull’impresa
- Definire modalità operative alternative
- Educare il personale in merito alle corrette misure di emergenza
Differenza tra Business Continuity e Disaster Recovery
A questo punto la differenza tra Disaster Recovery e Business Continuity appare piuttosto evidente. Il piano di Disaster Recovery fa parte del più ampio Business Continuity Plan: mentre il primo documento serve all’azienda per affrontare un evento in grado di compromettere la funzionalità tecnologica di dati e sistemi critici (ad esempio un guasto o un attacco hacker), il secondo tiene conto di tutti gli eventi in grado di avere un impatto economico, normativo, legale, finanziario e reputazionale sull’azienda, sia a causa di un’interruzione del funzionamento del reparto IT che, ad esempio, della mancanza di infrastrutture o di risorse umane.
Avere una visione strategica che garantisca la continuità del proprio business è importante. Tale visione va però accompagnata da misure concrete in grado di preparare l’azienda ad ogni evenienza, neutralizzando le minacce alla propria sopravvivenza.
Ovviamente anche se Disaster Recovery e Business Continuity sono due cose differenti, che richiedono misure differenti, se l’infrastruttura è stata ben progettata a livello di affidabilità e di scalabilità, e quindi la “visione” di Disaster Recovery è stata adeguata, ci saranno anche migliori opportunità di far fronte con maggiore successo anche alla questione della continuità (pur in assenza di un piano specifico di business continuity ma solo di disaster recovery). Se invece il piano di recovery è più debole, allora sicuramente in caso di disastro la continuità di business verrà penalizzata.
Conclusioni
In un’era di completa digitalizzazione, piani di Disaster Recovery e Business Continuity sono imprescindibili per garantire la resilienza aziendale. Troppe imprese continuano infatti a investire solo su progetti a ritorno immediato, trascurando la solidità a lungo termine delle loro infrastrutture critiche. Se il vostro business dipende da sistemi digitali, mantenerli sempre operativi deve diventare la priorità numero uno.
Grazie alla nostra piattaforma iperconvergente Syneto, le aziende possono contare su una piattaforma di Business Continuity altamente performante, basata su infrastrutture iperconvergenti che assicurano alti livelli di disponibilità e rapidità di ripristino. Inoltre, Comitel è in grado di affiancarvi nella definizione e implementazione di un Disaster Recovery Plan personalizzato, completo di procedure di failover automatico, backup immutabili e test periodici, per garantirvi una copertura end-to-end in caso di eventi critici.
Con un approccio integrato che unisce le soluzioni Comitel e le competenze dei migliori partner del settore, la vostra azienda potrà non solo affrontare e superare ogni interruzione operativa, ma anche dimostrare piena conformità a NIS2 e ISO 22301, trasformando la resilienza in un vantaggio competitivo.
Per chi desidera proteggere in modo completo il proprio business, Comitel offre servizi di consulenza, progettazione e supporto operativo, per mettere in sicurezza ogni fase del ciclo di vita dei dati e delle applicazioni.