Il patrimonio dei dati: non perdere nulla grazie a un backup aziendale La nostra vita…
La differenza tra Disaster Recovery e Business Continuity
Nell’era dei processi digitalizzati e dei documenti digitali, l’operatività e il patrimonio di conoscenze delle aziende sono legate a doppio filo con la tecnologia impiegata.
Disaster Recovery e Business Continuity sono due concetti che negli ultimi anni sono entrati a far parte del linguaggio comune e che emergono molto spesso quando si parla di cyber security e sicurezza aziendale.
Tuttavia, Disaster Recovery e Business Continuity, non sono la stessa cosa, come erroneamente qualcuno potrebbe pensare. Si tratta infatti di due soluzioni diverse, ma interconnesse, e che di fatto, sono diventate fondamentali se si vuole delineare un piano di sicurezza completo ed efficace per la propria azienda.
La Direttiva NIS2 e l’importanza di Disaster Recovery e Business Continuity
Nel contesto aziendale moderno, la continuità operativa rappresenta una delle principali preoccupazioni, poiché anche una breve interruzione può causare conseguenze disastrose in termini di produttività, fiducia dei clienti e reputazione. La Direttiva NIS2, emanata per rafforzare la resilienza delle infrastrutture critiche in Europa, sottolinea l’importanza di garantire che i sistemi essenziali rimangano operativi anche durante eventi avversi.
Questa normativa richiede alle organizzazioni di sviluppare strategie robuste di Disaster Recovery e Business Continuity, assicurando che i dati siano protetti e che le operazioni proseguano senza interruzioni. Tra le misure richieste figurano:
- Piani di gestione delle crisi, che delineano le azioni immediate da intraprendere in caso di emergenze.
- Soluzioni avanzate di backup, che garantiscono il ripristino rapido dei dati.
- Test regolari e simulazioni, per verificare l’efficacia delle procedure pianificate.
Ad esempio, un’azienda che gestisce infrastrutture critiche, come quelle sanitarie o energetiche, deve essere in grado di affrontare un attacco ransomware o un blackout con soluzioni integrate di Disaster Recovery e Business Continuity.
La NIS2 non solo impone la conformità a queste misure, ma promuove una cultura della resilienza aziendale, spingendo le organizzazioni a investire in strumenti tecnologici avanzati e nella formazione del personale. Con l’implementazione di queste strategie, le aziende possono non solo rispettare i requisiti normativi, ma anche ridurre significativamente il rischio di perdite economiche e danni reputazionali.
Che cos’è la Business Continuity
Per Business Continuity si intende quel processo atto a individuare le potenziali minacce alle quali è esposta una data organizzazione e a definire le procedure necessarie per assicurare la resilienza della struttura a seguito del verificarsi di situazioni avverse, per porre al sicuro l’operatività, la capacità produttiva e gli interessi dell’azienda.
Lo scopo della business continuity è fare in modo che, in caso di problemi o incidenti, l’azienda possa continuare a erogare i propri servizi e a svolgere le proprie attività normalmente o, quanto meno, con una riduzione minima e controllata.
In particolare, un piano di Business Continuity identifica le procedure da seguire:
- A livello strategico, individuando i processi per la gestione tempestiva di possibili eventi futuri che potrebbero minacciare la sopravvivenza dell’impresa.
- A livello tattico, ossia come coordinare le azioni e i responsabili coinvolti in tali attività con lo scopo di garantire la continuità operativa.
- A livello operativo, dettagliando tutti i passaggi da seguire in caso di emergenza.
Tutto questo è reso possibile grazie all’individuazione di quello che viene definito il Recovery Business Plan, un vero e proprio manuale di minacce e soluzioni per la prevenzione dei rischi e la definizione degli interventi da attuare in caso di eventi avversi, di cui abbiamo parlato qui.
Business Impact Analysis (BIA)
Un aspetto cruciale nella gestione della Business Continuity è l’esecuzione della Business Impact Analysis (BIA). La BIA è una metodologia fondamentale per identificare le funzioni aziendali critiche e valutare l’impatto potenziale di interruzioni operative, come guasti tecnologici, attacchi informatici o disastri naturali. Questo processo non solo consente di determinare quali attività devono essere ripristinate con priorità, ma aiuta anche a stabilire i tempi massimi di interruzione accettabili (RTO – Recovery Time Objective) e i livelli minimi di operatività richiesti (RPO – Recovery Point Objective).
La Business Impact Analysis fornisce una base solida per sviluppare strategie efficaci di Disaster Recovery e Business Continuity, assicurando che ogni rischio identificato sia affrontato con soluzioni appropriate. Ad esempio, una BIA ben condotta potrebbe rivelare che un’interruzione prolungata del sistema ERP (Enterprise Resource Planning) di un’azienda manifatturiera avrebbe conseguenze finanziarie significative, richiedendo così l’implementazione di un sistema di backup ad alta disponibilità.
Oltre alla pianificazione, è essenziale effettuare test regolari dei piani di ripristino per verificarne l’efficacia. Simulazioni di scenari reali, come blackout energetici o attacchi ransomware, aiutano le aziende a individuare eventuali lacune e a migliorare le procedure di risposta. Inoltre, l’aggiornamento continuo della BIA è fondamentale, poiché il panorama delle minacce e le esigenze aziendali cambiano costantemente.
Un altro elemento chiave della BIA è il coinvolgimento di tutte le parti interessate, inclusi i dipartimenti IT, la gestione operativa e i vertici aziendali. Questo approccio collaborativo garantisce una comprensione condivisa dei rischi e delle priorità, aumentando la probabilità di successo delle strategie di Disaster Recovery e Business Continuity. Infine, le aziende che adottano una BIA dettagliata e ben strutturata possono non solo proteggere i propri asset più importanti, ma anche migliorare la propria resilienza, riducendo al minimo i tempi di inattività e le perdite finanziarie.
Che cos’è il Disaster Recovery
Per Disaster Recovery si intende invece il processo che rende possibile recuperare i dati in caso di disastro. In informatica, e in particolare nell’ambito della cyber security, è l’insieme delle azioni, delle strategie e delle misure tecnologiche atte al ripristino di sistemi, dati e infrastrutture, che sono state intaccate a seguito di un’emergenza o di una catastrofe.
Attraverso il Disaster Recovery Plan, non si definiscono soltanto i possibili disastri e le criticità che possono interessare i sistemi, ma si identificano anche le modalità per risolvere gli eventuali danni e individuare quali tra i sistemi e le applicazioni aziendali sono vitali alla salvaguardia dell’operatività aziendale.
L’obiettivo del DRP è dunque quello di definire tutte le modalità di risposta efficaci a rispondere ai danni provocati da un disastro o da un’emergenza, in modo tale da minimizzarne gli effetti negativi sul business.
Sintetizzando quindi, possiamo dire che una strategia di Disaster Recovery serve a:
- Ridurre al minimo l’interruzione dell’operatività
- Limitare il danno e il suo impatto economico sull’impresa
- Definire modalità operative alternative
- Educare il personale in merito alle corrette misure di emergenza
Differenza tra Business Continuity e Disaster Recovery
A questo punto la differenza tra Disaster Recovery e Business Continuity appare piuttosto evidente. Il piano di Disaster Recovery fa parte del più ampio Business Continuity Plan: mentre il primo documento serve all’azienda per affrontare un evento in grado di compromettere la funzionalità tecnologica di dati e sistemi critici (ad esempio un guasto o un attacco hacker), il secondo tiene conto di tutti gli eventi in grado di avere un impatto economico, normativo, legale, finanziario e reputazionale sull’azienda, sia a causa di un’interruzione del funzionamento del reparto IT che, ad esempio, della mancanza di infrastrutture o di risorse umane.
Avere una visione strategica che garantisca la continuità del proprio business è importante. Tale visione va però accompagnata da misure concrete in grado di preparare l’azienda ad ogni evenienza, neutralizzando le minacce alla propria sopravvivenza.
Ovviamente anche se Disaster Recovery e Business Continuity sono due cose differenti, che richiedono misure differenti, se l’infrastruttura è stata ben progettata a livello di affidabilità e di scalabilità, e quindi la “visione” di Disaster Recovery è stata adeguata, ci saranno anche migliori opportunità di far fronte con maggiore successo anche alla questione della continuità (pur in assenza di un piano specifico di business continuity ma solo di disaster recovery). Se invece il piano di recovery è più debole, allora sicuramente in caso di disastro la continuità di business verrà penalizzata.
Conclusioni
In un’era in cui la digitalizzazione delle aziende sta prendendo (o ha già preso) il sopravvento, implementare piani di Disaster Recovery e Business Continuity è una necessità imprescindibile per le aziende che vogliono assicurarsi un futuro resiliente
Tuttavia le aziende tendono ancora a concentrare i propri sforzi sulle attività che generano un ROI immediato, tralasciando tutti quegli aspetti, magari più trasversali, che si rivelano altrettanto fondamentali alla sopravvivenza dell’intero business.
Il punto è proprio questo: se il business si appoggia su un sistema informatico, è chiaro che garantirne l’efficienza deve diventare una priorità.
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